“CARTA DI PARMA” SULLA SICUREZZA URBANA

Parma, 25 Marzo 2011 – I comandi delle Polizie Municipali e dei rappresentanti dei Comuni  di Alessandria, Arezzo, Asti, Bergamo, Brescia, Cremona, Firenze, Lucca Mantova, Modena, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Prato, Rovigo, Treviso e Verona, aderenti alla “Carta di Parma” (documento sottoscritto originariamente il 18 Aprile 2008 da 15 Sindaci con il quale si chiedevano aumento di funzioni e competenze in materia di sicurezza urbana) si sono dati il consueto appuntamento nel Comune di Parma con l’obiettivo di sollecitare il Parlamento Italiano per l’approvazione della legge di riforma della polizia municipale, un corpo che ora come ora è organizzato su di una legge di 25 anni fa e che non tiene conto dei mutamenti di ruolo che hanno assunto i vigili. A Parlamento e Governo si chiedono nuovi strumenti di difesa e  maggiori risorse per la sicurezza. Alla commissione Affari istituzionali del Senato, infatti, è ormai da mesi ferma la proposta di legge per la riforma delle Polizie Locali (proposta di legge Saia/Barbolin) con la quale si chiede che sia inserito un criterio per dare uniformità alle oltre 5mila Polizie locali sparse sul territorio nazionale e che a queste venga riconosciuto un ruolo preciso nella gestione della sicurezza urbana. A questo scopo quindi si propone anche di rinnovare la dotazione di strumenti per la difesa degli agenti, autorizzando bastoni estensibili e  spray urticanti al peperoncino. Non solo, però. Si chiede anche la possibilità di accedere alla banca dati del Ministero degli Interni per identificare i soggetti fermati dalla Polizia locale. Per sostenere questa strategia i Comuni chiedono di poter escludere i costi sostenuti per la Polizia locale dalle voci di bilancio sottoposte ai vincoli del patto di stabilità. «Attraverso il percorso legislativo realizzato dal ministero dell’Interno, con l’emanazione del “Pacchetto Sicurezza”, si è inteso dare competenze fondamentali ai sindaci in materia di sicurezza urbana – è scritto nella lettera – «Oggi più che mai il sindaco è diventato, su questi temi, un punto di riferimento per i cittadini. E lo stesso vale per la Polizia locale». Il rischio, si dice anche è di «una limitazione all’operatività degli organi di Polizia locale che porterebbe negative conseguenze nell’affrontare le tematiche quotidiane afferenti la sicurezza urbana, la polizia giudiziaria, la sicurezza stradale, con grave nocumento alla tutela dei cittadini. Una limitazione di operatività con un sostanziale arretramento rispetto alle competenze attualmente attribuite dalla vigente legge quadro sull’ordinamento della Polizia locale. Le modifiche apportate evidenziano alcune gravi criticità inerenti al rapporto tra Sindaci e Prefetti, al coordinamento tra le Forze di Polizia dello Stato e Locali, al mancato accesso alle banche dati del Ministero dell’Interno e alla mancanza di strumenti giudirico-operativi che consentano alla Polizia locale di esercitare in sicurezza le proprie competenza. L’auspicio è che vengano definitivamente migliorati gli strumenti legislativi di coordinamento e gestione integrata della sicurezza urbana e della polizia giudiziaria, individuando perfettamente compiti e funzioni delle varie Forze di Polizia.

Stefano Memoli

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